
Paura di volare? La soluzione nella Realtà Virtuale
Londra in 2 ore, Amsterdam in 1 ora e 40, Dubai in 5 ore, New York in 10 ore. Tutto il mondo si trova a meno di un giorno da noi, a dei prezzi accessibili per tutti. Eppure salire a bordo di un aereo non è sempre così semplice: la paura di volare può essere un ostacolo insormontabile, senza il dovuto sostegno.
LA PAURA DI VOLARE
La paura di volare è una tra le fobie specifiche più sviluppate del nostro secolo. Secondo la nota compagnia aerea EasyJet , sarebbe 1 persona su 6 a soffrire della paura di volare, e tale paura risulta al giorno d’oggi estremamente limitante. Inoltre, la paura di volare è un timore molto diffuso anche tra coloro che utilizzano abitualmente l’aeroplano.
Lavoro, famiglia, vacanze: in un mondo sempre più ”raggiungibile” in ogni sua parte, a prezzi accessibili per tutti, aver paura di volare vuol dire limitare le proprie opportunità, le proprie relazioni e i propri orizzonti.
IL MALESSERE FISICO
Sia la velocità che l’altitudine e le variazioni di pressurizzazione, tipiche del volo, possono scatenare paure legate alla propria integrità fisica, dato che provocano sensazioni neurovegetative a volte molto fastidiose (nausea, ronzii, senso di ovattamento, vertigini, tachicardia), che il soggetto può interpretare come segnale di pericolo o addirittura di morte imminente. Molto frequentemente in questi casi il malessere fisico è l’unico tipo di allarme che l’individuo riesce a far arrivare alla coscienza, per cui qualsiasi situazione lo scateni viene accuratamente evitata, e se ciò non è possibile, provoca crisi d’ansia molto intense.
La paura di volare può comunque dipendere da diversi fattori: oltre alla fobia specifica di volare, le persone possono evitare gli aerei per innumerevoli motivi, tra cui la paura della novità dell’esperienza stessa, per l’altezza, la paura di cadere, di avere un attacco di panico in volo oppure per la paura degli spazi chiusi, detta claustrofobia.
LA CLAUSTROFOBIA
Gli abitacoli degli aerei sono spesso dei posti molto ristretti, soprattutto quelli delle compagnie aree low-cost. Una volta chiusi i portelloni, essi verranno riaperti solo all’atteraggio. E da quel momento il mondo potrà essere visto solo da un piccolo oblò. Una situazione così può rivelarsi per alcuni altamente claustrofobica.
Nel DSM-5, la claustrofobia è elencata tra le fobie specifiche. La persona con claustrofobia teme gli spazi chiusi e ristretti, in cui può sentirsi priva di libertà attorno a sé. Inoltre, la claustrofobia è associata ad un considerevole grado di ansia e agitazione: l’esito più grave di una crisi di claustrofobia è, infatti, l’attacco di panico.
La sensazione maggiormente associata alla claustrofobia è il senso di soffocamento che comunemente la persona claustrofobica denuncia in questi contesti chiusi, come suggerisce Rachman.
La claustrofobia può insorgere anche come reazione alla limitazione dei movimenti, oppure alla sensazione di trovarsi in un luogo senza via di fuga vicine a sé.
L’aereo è un luogo in cui molte di queste sensazioni possono presentarsi, anche simultaneamente. La persona claustrofobica tende a reagire con degli attacchi di panico, che possono esacerbare, poi, un’ulteriore paura, ossia quella di incorrere in ulteriori attacchi di panico.
L’evitamento delle situazioni claustrofobiche-stressanti diventa dunque il comportamento-soluzione a tutte queste paure.
AFFRONTARE LE PAURE IN MODO SICURO
Evitare la situazione di cui abbiamo paura però non è una soluzione efficace al problema. Lo stimolo fobico infatti non viene mai affrontato, ma semplicemente spostato via da noi, temporaneamente.
La psicologia utilizza la tecnica dell’esposizione per aiutare i pazienti ad affrontare le fobie specifiche. Questa tecnica si basa sull’esposizione della persona allo stimolo fobico, in modo gradualmente e in contesto sicuro, affinché la persona possa pian piano abituarsi allo stimolo.
Le tecniche classiche utilizzano nelle prime fasi dei dialoghi sullo stimolo fobico, situazione che di per sé può già causare forti reazioni in soggetti altamente fobici. Successivamente si passa ad un’esposizione attraverso immagini e video fino ad arrivare ad un’esposizione allo stimolo fobico reale. Nello specifico, potrebbe risultare nell’accompagnare la persona in un vero viaggio aereo.
LA REALTÀ VIRTUALE NELLA TERAPIA DI ESPOSIZIONE
Di recente, è stato proposto un nuovo modo di esporre le persone ad un viaggio aereo, per sconfiggere la paura di volare: l’utilizzo della Realtà Virtuale.
Il gruppo di ricerca di Rothbaum, infatti, ha utilizzato la Realtà Virtuale per esporre le persone con la fobia di volare ad un viaggio in aereo. I risultati si sono rivelati davvero interessanti: il gruppo di persone esposte al trattamento con la Realtà Virtuale ha avuto dei benefici simili al gruppo che è stata trattato con la tecnica di esposizione classica, ed entrambi i gruppi hanno avuto dei benefici significativamente maggiori rispetto al gruppo di controllo non-trattato.
Essere esposti allo stimolo di cui si ha paura con la Realtà Virtuale vuol dire provare ad avere un contatto diretto con la propria paura, ma in un contesto protetto, personalizzabile in modo da permette il giusto grado di esposizione e con dei costi ridotti (in termini di risorse, tempo e spostamenti necessari).
Anche tu hai la paura di volare e vuoi sperimentare la terapia espositiva virtuale?
Se pensi all’aereo ti senti in un posto senza via di fuga? Scopri le nostre soluzioni qui.
Se già in terapia e vorresti che il tuo terapeuta usasse i nostri strumenti? Mandagli questo link.
BIBLIOGRAFIA
– Rothbaum, B. O., Hodges, L., Smith, S., Lee, J. H., & Price, L. (2000). A controlled study of virtual reality exposure therapy for the fear of flying. Journal of consulting and Clinical Psychology, 68(6), 1020.
– Rachman, S. (1997). Claustrophobia. Phobias: A handbook of theory, research and treatment, 163-182.
Comments (0)