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Vantaggi e limiti dell’e-counseling

Dunaway (2000), nel suo lavoro Assessing the Potential of Online Psychotherapy, scriveva che la terapia on-line avrebbe dovuto rappresentare uno strumento aggiuntivo dei servizi di salute mentale in grado di raggiungere un’utenza più ampia, così da avvicinarla alla terapia tradizionale. Studi preliminari eseguiti in quegli anni indicavano come l’e-therapy stesse già espandendo le opportunità di mercato per la psicoterapia e la consulenza, rendendo questi servizi accessibili a fasce della popolazione che non avrebbero potuto accedervi. Nel suo articolo Dunaway (2000) ne riporta un ricco elenco: persone con handicap, agorafobici, persone con importanti restrizioni temporali, che vivono in centri poco collegati o che semplicemente hanno dei preconcetti nei confronti del trattamento tradizionale.

La distanza è un’arma a doppio taglio; da una parte riduce il rischio di rifiuto, elimina l’inibizione dovuta alla presenza e ci fa sentire più protetti e quindi paradossalmente più vicini. Dall’altra scompare il corpo e il volto dell’interlocutore, scompare il contatto, il feedback immediato. Mentre all’assenza della ‘gestualità calda’ non è ancora possibile sopperire, neanche utilizzando le più pionieristiche tecnologie d’immersione digitale, alla mancanza di contatto visivo è facile porre rimedio grazie alla webcam. A questo punto, c’è da chiedersi se nel tentativo di colmare il divario tra la psicoterapia tradizionale e l’e-counseling non si corra il rischio di svilire e indebolire le prerogative e le risorse delle forme d’intervento web-mediate, rendendole ibride.

Vediamo quindi i principali aspetti negativi e positivi legati all’e-counseling testuale, così da comprenderne meglio le peculiarità.

I potenziali rischi di un intervento on-line possono essere così riassunti.

  • Assenza di contatto visivo e uditivo. La comunicazione mediata dai new media rende il soggetto ‘privo’ del suo corpo (disincarnato, o in inglese desembodied) e quindi complica il processo di comprensione delle emozioni, fa sì che vengano a mancare la presentazione estetica, che fornisce indizi personali e relazionali, ed un feedback visivo e uditivo immediato che permette di identificare eventuali fraintendimenti e incomprensioni.
  • La relazione terapeutica deve poter garantire la riservatezza dei dati. Per questo motivo è necessario prendere delle precauzioni volte a tutelare il paziente. Il terapeuta dovrà quindi assegnare una password alle cartelle contenenti le conversazioni e salvarle su supporti esterni, e non su disco rigido.
  • Competenza informatica. L’assenza di un training che vada a integrare le abilità del terapeuta nella comunicazione testuale può avere delle ripercussioni su tutto il processo, diminuendone notevolmente la qualità e l’efficacia.
  • Gestione della crisi/distanza. La distanza tra il paziente e il terapeuta può estendersi anche per diverse migliaia di chilometri. La scarsa conoscenza delle strutture sanitarie disponibili in una regione geografica molto distante, nonché l’anonimato del paziente, rendono difficile far fronte a casi di emergenza e di crisi.
  • Effetto disinibente. La disinibizione promossa dalla rete ha un effetto a doppio taglio e per questo motivo è spesso inserita anche tra i benefici di un intervento psicoterapeutico on-line. Se da una parte rivela, anche in breve tempo, emozioni e paure profonde, dall’altra può portare a manifestazioni di ostilità e opposività caratterizzate da offese e linguaggio rude, favorendo ansia e recriminazioni (Calderoni, 2013, 38; Suler, 2004, 321).

Vediamo adesso i potenziali benefici dell’intervento psicologico virtuale.

  • Problemi non clinici. Il PC costituisce un mezzo molto utile per interagire con le persone che presentano problematiche non cliniche e che possono richiedere un consulto psicologico superando l’imbarazzo e la paura di essere “etichettati”; il consulto via PC poi è mediamente meno costoso, anche perché garantisce maggiore libertà, ed è quindi economicamente più accessibile.
  • Facilità di accesso. Grazie ad internet vengono meno le restrizioni geografiche. La facilità di accesso rende possibile la comunicazione col terapeuta a tutte le persone che hanno difficoltà a sostenere una terapia tradizionale (si pensi alle persone che abitano in centri mal collegati o che hanno problemi di mobilità di carattere fisico o psichico).
  • Riflessione. Scrivere permette di rallentare il processo di comunicazione: comporre e rileggere un messaggio aumenta l’autoconsapevolezza e l’introspezione. Il paziente scrivendo si sofferma maggiormente sulle proprie emozioni, promuovendo le associazioni e velocizzando l’intuizione. In questo modo è come se il paziente scrivesse – mentre partecipa a uno scambio col terapeuta – un diario dei propri pensieri e sentimenti che può conservare e consultare fino alla sessione successiva.
  • Comunicazione asincrona. Comunicare attraverso le e-mail consente al terapeuta, così come al paziente, di affrontare la terapia con più attenzione e accuratezza. Questo comporta una maggiore chiarezza dei contenuti favorendo un intervento terapeutico più adeguato e preciso. Va comunque considerato che in questo modo vengono a mancare alcuni elementi fondanti della psicoterapia, basti pensare all’autenticità e l’immediatezza.
  • Effetto disinibente. Attraverso il computer, le persone tendono ad aprirsi e a fornire informazioni personali con più facilità, rendendo possibile una maggiore profondità del rapporto psicoterapeutico. La funzione protettiva dello schermo favorisce la self-disclosure, velocizzando i tempi del colloquio clinico. A questo fenomeno si aggiunge quello denominato stranger on the train per il quale si tende a comunicare informazioni personali con più facilità ad uno sconosciuto percepito distante, come un interlocutore virtuale, che ad una persona nota con la quale ci si relazionerà di vis-a-vis nuovamente (Fisher – Fried, 2003, 102; Kraus – Stricker – Speyer, 2010, 33-34/148-149; Onken – Shoham, 2014, 5).

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