
Cos’è l’Internet of things?
L’espressione “Internet delle cose” (o IoT, acronimo di Internet of things) è un neologismo utilizzato nell’ambito delle telecomunicazioni, introdotto da Kevin Ashton, cofondatore e direttore esecutivo di Auto-ID Center. Il termine indica una famiglia di tecnologie il cui scopo è rendere qualunque tipo di oggetto un dispositivo collegato ad internet, in grado di godere di tutte le caratteristiche che hanno gli oggetti nati per utilizzare la rete.
Attualmente le proprietà degli oggetti connessi sono essenzialmente due: il monitoraggio e il controllo.
Monitoraggio vuol dire che l’oggetto può comportarsi come sensore, ovvero essere in grado di produrre informazioni su di sé o sull’ambiente circostante. Controllo vuol dire che gli oggetti possono essere comandati a distanza senza tecnologie particolari ma attraverso internet. L’obiettivo dell’internet delle cose è far sì che il mondo elettronico tracci una mappa di quello reale, dando un’identità elettronica alle cose e ai luoghi dell’ambiente fisico.
Gli oggetti si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi e accedere ad informazioni aggregate da parte degli altri oggetti o persone.
Le sveglie suonano prima in caso di traffico, le scarpe da ginnastica trasmettono tempi, velocità e distanza per gareggiare in tempo reale con persone dall’altra parte del globo, i vasetti delle medicine avvisano i familiari se si dimentica di prendere il farmaco.
Internet of things e DOC
Per quanto riguarda l’applicazione dell’Iot in ambito terapeutico, questa tecnologia viene utilizzata nel trattamento di pazienti con Disturbo ossessivo – compulsivo. Questo disturbo è caratterizzato da un gruppo eterogeneo di sintomi che includono pensieri intrusivi, rituali, preoccupazioni eccessive e compulsioni. Nel trattamento del DOC, gli oggetti disponibili in casa possono collaborare nella creazione di un ambiente intelligente, ad esempio sono in grado di raccogliere informazioni riguardo al numero delle volte che gli oggetti sono stati toccati, spostati e utilizzati e quindi di segnalare i casi in cui gli oggetti vengano utilizzati in modo insolito.
Allo stesso tempo le cose possono avvisare direttamente il paziente del fatto che le sta utilizzando in modo esagerato o improprio (si pensi ad una persona che si lava le mani decine di volte o che lava le stoviglie in continuazione); a questo punto gli oggetti intelligenti diventano un vero e proprio assistente del terapeuta.
Inoltre queste informazioni inoltre possono essere messe a disposizione del terapeuta, o del centro di cura, che potrà monitorare gli insight direttamente via smartphone o pc.
Un eccessivo “controllo tecnologico” può risultare per la sintomatologia ossessivo-compulsiva? Attendiamo sviluppi per dirlo.
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