
Una musica può fare. Musica e Psicologia
Vi è mai successo di sentire il bisogno di isolarvi dal mondo, indossare le vostre cuffie e abbandonarvi ad una canzone? Chi di voi non ha un genere musicale preferito, o un brano particolare che vi ha accompagnato nei momenti tristi o gioiosi della vostra vita, capace di strapparvi dalla realtà e immergervi in un’altra dimensione, la vostra dimensione?
La musica accresce i nostri sensi, stimola le nostre emozioni e, soprattutto, crea ricordi. È presente nella vita di chiunque, soprattutto nella vita dei ragazzi, data la sua facile riproduzione attraverso le nuove tecnologie. Nell’era digitale possiamo ascoltare musica in qualunque momento, e in qualunque luogo. Ma qualsiasi sia la tecnologia che utilizziamo, i motivi per cui ascoltiamo un brano o una melodia sono universali. I due esperti di psicologia della musica Adam J. e Adrian C. North, nel loro studio “Why do we listen to music? A uses and gratifications analysis”, nel 2010 hanno chiesto a 300 giovani le ragioni per cui ascoltano musica. I risultati sono stati concordi nell’affermare che la musica serve a diversi scopi: conoscere ed esplorare il resto del mondo, attraverso il racconto di storie di persone e luoghi lontani; definire chi siamo, perché esprime qualcosa di noi stessi, creando una connessione con gli altri; gestire il malumore, perché ci fa sentire meno soli e ci consente di evadere dalla realtà a volte troppo ingombrante. Insomma la musica, secondo questo studio, assolve ad una grande funzione: influenza in modo positivo il nostro stato d’animo, è capace di rendere tutto più morbido e meno spigoloso, e ci risolleva dopo una sconfitta facendoci sperare nel futuro.
La musica, inoltre, è così importante da influire sulla costruzione della nostra personalità. Edgar Willems, musicista svizzero, la considera “scienza ed arte”, in grado di stimolare la sensibilità, l’intelligenza e la creatività. Nel suo saggio pubblicato in Italia nel 1989 “Le basi psicologiche del’educazione musicale”, Willems distingue l’ascolto mentale, che fa leva sulle acquisizioni sensoriali ed affettive, e l’ascolto affettivo, che coinvolge le emozioni, la memoria dell’anima e l’immaginazione, e consente quel passaggio dall’atto passivo dell’udire, a quello attivo dell’ascoltare. Lo psichiatra e psicoanalista statunitense Daniel Stern nel suo libro pubblicato nel 2011 “Le forme vitali. L’esperienza dinamica in psicologia, nell’arte, in psicoterapia e nello sviluppo”, parla proprio di come il bambino fin dalle prime settimane di gestazione stabilisce correlazioni tra aree percettive, dimostrando di avere capacità innata di ricevere informazioni in una modalità sensoriale e tradurla in un’altra modalità. Questo a dimostrazione di come, anche solo la voce della propria mamma, suoni come melodia al bambino e come direzione nel proprio percorso di sviluppo.
Alcune volte la musica può però costituire un fattore di rischio. Data la sua grande importanza, essa ha un forte impatto soprattutto sugli adolescenti, vista la loro grande influenzabilità. Quando un ragazzo ad esempio ha difficoltà nel trovare il proprio posto nel mondo e la propria individualità, spesso trova come via di uscita quella di identificarsi con il cantante ammirato e nella musica che produce. Il pericolo in questi casi, risiede nel fatto che alcuni testi musicali influenzano i ragazzi ad assumere comportamenti a rischio, come ad esempio l’assunzione di droghe. Partendo da queste considerazioni, tra il 2005 e il 2006 un team di ricerca internazionale (Gabhain, Simons-Morton, Ferreira, etc) ha esaminato la relazione che intercorre tra gusti musicali e l’uso di sostanze stupefacenti in un campione di oltre 18 mila quindicenni provenienti da 10 paesi europei. Dall’analisi dei dati, è emerso che ascoltare musica pop è generalmente associato ad un basso consumo di droghe, mentre ci sono forti associazioni nel caso dell’ascolto di musica dance ed hip hop.
Resta il fatto che, al di là dell’utilizzo che facciamo della musica, essa rappresenta un veicolo privilegiato per le emozioni. Il contenuto emozionale di una canzone o di una melodia trascende la razza, l’epoca e la cultura, perché la musica esiste da quando esiste l’uomo. La musica è in grado di aprire uno spiraglio nella nostra quotidianità e farci entrare in un mondo immaginario, in cui ci è concesso di possedere ciò che vogliamo, e lì nessun pericolo può insidiare le nostre conquiste.
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