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User Experience: 6 fatti sulla psicologia del web

User Experience: psicologia e web

Un’interessante ricerca che ha intervistato 283 persone evidenzia che:

  • L’88% ritiene essenziale offrire al cliente una buona User Experience;
  • Il 73% considera la User Experience una delle sfide principali del momento.

Cos’è la User Experience?

Da non confondere con la Customer Experience, che invece riguarda come l’utente interagisce con il brand, la User Experience riguarda invece come gli utenti interagiscono con il prodotto/servizio. Ad esempio, la loro esperienza sul sito, o nell’utilizzo dell’App. Include diversi elementi come il design dell’interfaccia utente, la disponibilità delle informazioni, la facilità di navigazione, la comprensione dei contenuti e della struttura del sito, etc – in poche parole, consiste nel creare la migliore esperienza possibile per chi atterra sul sito. (fonte: www.ve.com).

Sfruttare principi psicologici

Chi si occupa di UX? Gli esperti provengono spesso dalla Psicologia.

Il Design emozionale è la chiave di tutto.

Ci sono diversi stimoli psicologici che si possono utilizzare nella strategia della UX, ma un elemento particolarmente importante è l’utilizzo del colore. Puoi stimolare inconsciamente gli utenti a compiere una certa azione considerando con attenzione il significato di certi colori. Come benchmark generali:
il blu è un colore accogliente, il verde naturale, il rosso trasmette un senso di urgenza o pericolo, e il giallo felicità. Tuttavia, tutti questi sentimenti sono soggettivi, specialmente cambiano di cultura in cultura, ed hanno quindi bisogno di essere testati.

Vediamo 6 fatti emersi dalla ricerca degli psicologi nel settore UX:

1. Quanto dura la nostra attenzione online?

Uno studio condotto nel 2000 ha rivelato che l’utente medio che visita il tuo sito presta attenzione per 12 secondi.  Ripetuto nel 2015, lo studio ha rilevato che l’intervallo medio di attenzione online è sceso a 8,25 secondi.

2. Effetto disinibente da web

Le persone si sentono più libere di rivelare informazioni intime a persone conosciute online che non ai loro più cari amici.

3. Reciprocità

La reciprocità è un nucleo centrale nella costruzione delle interazioni sociali: io ti invito a cena, tu porti una bottiglia di vino. Ti do un regalo di compleanno, io (probabilmente) me ne aspetto uno in cambio.

Usare l’approccio della reciprocità con gli utenti provoca una reazione istintiva a ricambiare (comprare) la risposta quando ricevi prima qualcosa (quindi sul modello IKEA, usa sconti o omaggi per i tuoi utenti).

4. Chiedere una cosa piccola piccola…

Chiedere all’utente qualcosa di piccolo piccolo e saper aspettare. Ecco un’altra strategia vincente emersa dagli ultimi studi in questo ambito. Creare un contatto con l’utente chiedendogli uno sforzo sostenibile, rende più probabile la riuscita del secondo step: la richiesta (ad esempio di acquisto) più impegnativa. L’utente si dirà: “già lo conosco, mi fido, accetto le sue condizioni”.

5. Il sovraccarico di informazioni uccide l’adoption

Una volta che le persone capiscono il valore aggiunto che puoi dare loro, ogni riga di testo in più è un motivo per dire di no. L’eccessivo numero di informazioni uccide le conversioni: pochi utilissimi dettagli, e niente più!

6. Non vale la pena…

Decidere di approfondire un contenuto online è una scelta ardua. Se hai deciso di leggere questo articolo fino a qui vuol dire che lo hai ritenuto davvero molto interessante e che quindi valeva il rischio del sovraccarico cognitivo a cui siamo esposti. Tip: contenuti brevi, titoli chiari e accattivanti.

 

La Psicologia Digitale è un affascinante campo di ricerca e studia – anche – le nostre interazioni con il mondo cibernetico. Ti interessa il tema UX, seguici sul blog e sui nostri canali social!

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