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Valutazione del rischio: la chiave per la sicurezza

Il rischio è la possibilità reale che si verifichi un evento negativo, di vario tipo. Tale evenienza è associata alla presenza di circostanze la cui probabilità di verificarsi è associato a diversi gradi di incertezza.

“Il rischio deriva dalla non consapevolezza di quello che stai facendo.” Warrenn Buffett

rischio

Il rischio è un concetto oggettivo nella misura della probabilità che un tale evento accada, a fronte di tutte le variabili coinvolte. Tuttavia, l’essere umano non è propriamente famoso per la sua capacità di analisi oggettiva della realtà.

Ad esempio, la guida della macchina è un’attività a cui vi è associato un rischio oggettivo. Allora, perché ci troviamo a sovrastimare o sottostimare tale rischio pur essendo perlopiù consapevoli della quantità di incidenti stradali?

Nella quotidianità, non siamo avvezzi al calcolo dei rischi secondo dati specifici ma ci affidiamo a valutazioni basate sulle differenze di contesto, differenze individuali ma anche su particolari modalità di pensiero. La componente soggettiva del rischio, dunque, è data dalla diversa percezione che ciascuno di noi può avere rispetto alla possibilità che un evento negativo si verifichi. Dunque, si può dire che oggettivo è il rischio ma soggettiva è la percezione di esso.

L’ambiente

I diversi ambienti in cui cresciamo e ci troviamo nella quotidianità hanno un ruolo importante nella percezione individuale del rischio. Per ambiente si intende sia l’ambiente fisico che le norme che lo regolano. A livello stradale, il rischio può cambiare principalmente in base alla conformazione del territorio, alle condizioni meteorologiche e alle condizioni del traffico.

Cosa fa la tecnologia per migliorare la nostra padronanza dell’ambiente?

Oggi, la tecnologia ci può aiutare a prevedere la maggior parte di queste variabili e a comportarci di conseguenza. Strumenti di uso quotidiano quali Google Maps ci informano preventivamente sullo stato del traffico, sui tempi di percorrenza e sulle diverse tipologie di strade da percorrere. Da non dimenticare che quando vogliamo andare in posti mai visti, da pc, abbiamo anche la possibilità di vedere foto reali delle strade. Anche rispetto ai viaggi con mezzi pubblici, Google Maps sta recentemente mettendo in atto un rollout con il calcolo delle variabili coinvolte, oltre a una sperimentazione della possibilità di comunicare agli utenti il grado di affollamento di tali mezzi di trasporto.

In modo simile, anche la funzione Mappe di Apple permette di calcolare i percorsi che ci troviamo a fare nel quotidiano, i tempi di percorrimento e le possibilità di mezzi pubblici da usare. Recentemente, poi, Android ha lanciato Android Auto. Si tratta di un’applicazione per smartphone da porre sul proprio cruscotto che facilita l’uso delle applicazioni necessarie per la guida così come l’uso dei comandi vocali. Dal punto di vista delle norme di guida, queste cambiano nei diversi Paesi così come nel corso del tempo assieme al rispetto di queste. La psicologia del traffico e le scienze che si occupano di sicurezza hanno vagliato diversi modi perché le norme vengano seguite.

Ormai si è arrivato a comprendere che non bastano i divieti o le sanzioni perché le regole vengano rispettate.

Indubbiamente questi sono fondamentali ma è altrettanto importante che le persone interiorizzino tali regole comprendendo che sono istituite per la nostra sicurezza e per la protezione di chi ci sta vicino.

Un tentativo in questo senso può essere quello di Drive Safe and Save, un’App mobile che collega un dispositivo da mettere in macchina al proprio cellulare e registra il livello di guida sicura. In base al livello registrato di guida sicura e adeguata si può ottenere uno sconto rispetto alla propria assicurazione dell’auto. È sicuramente una modalità originale ma persiste la componente estrinseca (la possibilità di ottenere uno sconto).

rischioUn’altra applicazione per smartphone con l’obiettivo di migliorare lo stile di guida è DriveSafe. Una volta scaricata l’app e posizionata sul cruscotto, questa è in grado di registrare lo stile di guida tramite i dati forniti da accelerometro, GPS e fotocamera per avvisare il guidatore quando sta attuando dei comportamenti poco sicuri. Inoltre, i dati vengono raccolti e memorizzati in modo da delineare l’utente all’interno di una specifica categoria di guida: normale, lenta o aggressiva.

L’ambiente in cui ci spostiamo, in macchina o coi mezzi, quindi è indubbiamente associato a uno specifico livello di rischio. Tuttavia, esistono delle modalità per tenere tale rischio sotto il maggior controllo possibile sia grazie ai nostri comportamenti che a degli strumenti possibili dati dal buon uso della tecnologia. Il rischio assoluto dell’ambiente non è eliminabile, tuttavia è possibile minimizzare tale rischio.

Differenze individuali

Non c’è bisogno di un manuale di psicologia per comprendere che ognuno di noi è diverso dall’altro. Tuttavia, è interessante comprendere in che modo la psicologia ha sistematizzato tali differenze e il ruolo di esse rispetto alla valutazione e alla percezione del rischio.

In questo ambito, le differenze con un ruolo maggiore dipendono principalmente dalle differenze di attivazione (arousal) da cui ciascuno di noi è caratterizzato così come ad altri tipi di differenze.

Rispetto al livello di attivazione, la Psicologia distingue le persone tra coloro con un maggior orientamento Sensation Seeking (SS) e coloro con un maggior orientamento Risk Aversion. Con Zuckerman (1994) si è operazionalizzata tale differenza grazie alla costruzione di una scala specifica. De Caria e colleghi (1998) hanno evidenziato una differenza anche nei processi dei recettori dopaminergici D2, in alcune aree specificatamente associate alla punizione e alla ricompensa, nei soggetti Sensation Seeking.

Si può comprendere meglio la peculiarità di tale tratto data l’associazione di esso, ormai da tempo, da parte della ricerca, ad esempio, al Gioco d’azzardo (Anderson & Brown, 1984).

L’ipotesi è che le persone con un maggior orientamento SS abbiano una soglia di attivazione diversa rispetto agli stimoli e per questo tendono a cercare emozioni e rischi maggiori o ad essere meno sensibili alle punizioni. Questa propensione a cercare stimoli nuovi spesso annebbia la valutazione dei rischi associati ad alcuni di questi stimoli. Oltre che di Sensation Seeking, si può parlare anche di Assunzione di Rischi (Risk taking).

Tomasz Zaleskiewicz, nel 2001, ha proposto una distinzione in due sottotipi di Assunzione del Rischio: non strumentale e associato a stimolazione. L’assunzione del rischio è una tendenza specifica del campo economico e ci aiuta a comprendere i diversi modi in cui la percezione del rischio può operare rispetto alla nostra vita. Il tipo non strumentale è associato al campo degli investimenti economici e a caratteristiche di personalità quali un orientamento al futuro, pensiero razionale, impulsività e sensation seeking. L’assunzione del rischio associata a stimolazione, d’altra parte, sembra essere associata a una preferenza per il prendere rischi in ambiti dello svago, rispetto all’etica e alla salute e del gioco d’azzardo. Inoltre, è associata a caratteristiche di personalità quali l’orientamento al momento, la ricerca di attivazione, l’impulsività e una forte ricerca di sensazioni stimolanti.

Questa ulteriore specificazione dell’assunzione del rischio chiarisce l’importanza delle differenze psicologiche. Ci aiuta anche maggiormente a comprendere perché i comportamenti, dinanzi alle stesse situazioni, possono essere tanto diversi.

D’altro canto, l’avversione al rischio è un tratto di personalità che può comprensibilmente risuonare come maggiormente conforme a una vita funzionale. Si tratta della preferenza per un’opzione certa (anche se di meno valore) rispetto a una variabile. Tuttavia, tali situazioni sono molto rare nella quotidianità. Rispetto alla guida, l’Anas nel 2004 ha pubblicato un’interessante ricerca sulle diverse tipologie di guidatori, nella quotidianità. Questa, inoltre, ha dimostrato come l’impatto di stress e stanchezza possano influenzare lo stile di guida e la probabilità di incidenti.

Il campione di tale ricerca è composto da 60 persone coinvolte in un incidente, con necessità di cure ospedaliere superiore alle 24h. Il campione era formato da residenti a Roma, Milano, Padova e Napoli. I risultati hanno delineato 4 stili di guida degli italiani:

  1. Travellers. Coloro abituati a lunghi spostamenti in auto da soli o in compagnia. La ricerca definisce la guida di tale categoria “rilassata e diligente”.
  2. Heavy Users. Si tratta di persone che sono costrette a passare la maggior parte della loro vita in macchina, spesso per motivi lavorativi. La loro guida viene descritta come “incline a violare i limiti di velocità e all’irrequietezza alla guida”.
  3. Frequent Movers. Sono le persone abituate a usare diverse tipologie di mezzi di trasporto privati (es., macchina, scooter, etc.) per spostamenti all’interno della città. Tendono a mostrare un tipo di guida “poco attenta e intollerante al traffico”.
  4. Road Runners. Tale categoria è composta da guidatori di mezzi privati ad alta velocità che ostentano una guida aggressiva, spesso “arrogante”.

Questo tipo di ricerca evidenzia una correlazione tra le tipologie di guida, il diverso vissuto, le abitudini quotidiane e il tipo di uso del mezzo privato. In parte, evidenzia anche come, caso dei travellers escluso, il rischio venga sottovalutato, se non ignorato, a fronte delle esigenze ed abitudini personali.

Il ruolo dei processi di pensiero

Le modalità di pensiero che si innescano davanti a decisioni e situazioni rischiose hanno un ruolo fondamentale rispetto alla rappresentazione e alla valutazione del rischio. La Teoria del Prospetto (Tversky e Kahneman, 1979) è probabilmente la teoria psicologica che maggiormente ha portato alla luce quanto poco tendiamo a basarci su processi scientifici per prendere delle decisioni, anche in situazioni di rischio. Il fatto che cambiare il “prospetto” di un problema da vincite a perdite, a parità di probabilità, modifichi le risposte delle persone è un chiaro segnale di quanto poco siamo abituati a usare modalità di pensiero analitiche, in questi casi.

L’evoluzione ci ha portato a ragionare per euristiche, una sorta di “scorciatoie di pensiero”.

Si tratta di pattern di pensiero che si sono sviluppate nel corso dell’evoluzione per rispondere alla necessità di trovare dei metodi veloci di risposta alla maggior parte dei problemi quotidiani. Le euristiche, di per sé, non sono negative. L’errore sottostante tali euristiche è la non consapevolezza di quanto queste possano essere automatiche. Tale inconsapevolezza porta spesso all’incapacità di riconoscerle e di valutarne un uso adeguato oppure della possibilità di usare strategie di pensiero diverse.

Il punto debole delle euristiche sono i bias cognitivi.

Si tratta di giudizi basati su un’interpretazione parziale e non oggettiva delle informazioni in proprio possesso. Spesso, i processi sottostanti tali interpretazioni derivano da un uso inappropriato delle euristiche.

Di seguito, solo alcuni esempi di bias cognitivi che possono influenzare la percezione del rischio:

  • Il bias dell’ancoraggio: decidere assumendo come punto di confronto un valore delineato in modo arbitrario, con nessuna rilevanza oggettiva per la decisione;
  • La fallacia del gambler: sovrastimare la salienza di un evento, positivo, passato e assumere che questo si ripeta nel tempo;
  • Il bias del presente o hyperbolic discounting: assumere che delle ricompense immediate siano di maggior valore rispetto a ricompense differite nel tempo, ignorando il valore assoluto di queste;
  • Il bias dell’ottimismo: ignorare o sottostimare la possibilità che degli eventi negativi possano riguardarci in prima persona. Tendiamo a non pensare che eventi come il divorzio, la perdita del lavoro, un incidente stradale possano capitare proprio a noi.

Questi tipi di bias cognitivi e una sovrastima delle proprie capacità si frappongono spesso rispetto a una minimizzazione dei rischi, nella vita di tutti i giorni.

Rispetto all’esempio della guida, è intuibile comprendere come tali tipi di bias cognitivi che spesso attuiamo inconsciamente possano metterci continuamente in pericolo.

“La lunghezza del percorso potrebbe essere assunto come una variabile fondamentale per la valutazione del rischio di incidente, ecco quindi la tendenza a non mettere la cintura per percorsi brevi.”

“Da giocatori, potremmo assumere che il fatto di aver sorpassato spesso in passato nella corsia di emergenza senza incorrere in sanzioni o pericoli sia ormai trasformabile in un vero e proprio pattern.”

“Uscire il prima possibile dal traffico può essere percepito come più allettante rispetto a una guida sicura e nel rispetto degli altri, un tipo di comportamento che ci darebbe delle ricompense oggettive e reali sul lungo termine oltre che aumentare il livello di sicurezza personale e degli altri.”

“Sentirci particolarmente capaci perché capita che nel sorpassare altre macchine, pur non mettendo la freccia, riusciamo nel nostro intento senza creare scompenso è un elemento sufficiente per sentirci invincibili?”

Si tratta di pensieri comuni che attraversano la mente della maggior parte delle persone, in modo più o meno conscio. Si auspica che la breve descrizione delle modalità di pensiero sottostanti tali pensieri, qui fatta, possa essere sufficiente per comprendere in che misura tali pensieri si possono interrompere per uno stile di vita, e di guida, più sicura. Una volta constatato che a fronte di un rischio oggettivo la valutazione e la rappresentazione di esso può essere soggettiva e compreso come le persone possano avere attitudini differenti, è bene cogliere ciò che viene dopo. Siamo esseri fallaci e fallibili, tuttavia stiamo sviluppando da secoli una conoscenza di noi stessi e della realtà che ci circonda. In gran parte tale conoscenza ci può portare ad avere una maggiore padronanza della vita e dell’ambiente che ci circonda. Assunta tale consapevolezza, quindi, è bene affrontare le sfide quotidiane sfruttando al meglio le nostre capacità e le nostre conoscenze.

Se si è compreso come una valutazione dei rischi quotidiani possa essere uno strumento vincente, è tempo di buttare il pilota automatico, mettere la prima e partire!

Bibliografia

Anas S.p.A. (2004). Incidenti stradali: è la distrazione la causa principale. Anas https://tinyurl.com/y8d8yvr3

Anderson, G., & Brown, R.I.F., (1984). Real and laboratory gambling, sensation seeking and arousal. British Journal of Psychology, 75 (3),

De Caria, C., Segaz, Y., Hollander, E., (1998). Serotoninergic and noradrenergic function in pathological gambling. CNS Spectrums.

Gianoboli, F. (2017). La soggettività nella percezione e valutazione del rischio. PuntoSicuro https://tinyurl.com/ybzbz2bk

Kahneman, D., and Tversky, A. (1979). Prospect theory: an analysis of decision under risk. Econometrica, 47 (2), pp. 263- 291.

State of Mind. Bias ed euristiche: cosa sono e quali sono i più frequenti. State of Mind http://www.stateofmind.it/tag/bias/

Ricciardi, E. (2017). Percezione del rischio ed euristiche: quando la mente usa scorciatoie mentali e cerca emozioni forti. Psychondesk – La Psiche tra Scienza e Cultura https://tinyurl.com/ycbznu4p

Zuckerman, M., (1994). Behavioural Expressions and Biosocial Bases of Sensation Seeking. Cambridge University Press.

Zaleskiewicz, T. (2001). Beyond Risk Seeking and Risk Aversion: Personality and the Dual Nature of Economic Risk Taking. European Journal of Personality, 15, p. 105 -122.

 

 

 

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